LAVORO PERCHE' CONTINUO A IMPARARE E IMPARARARE PER ME E' UN PIACERE !!

Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia conseguita presso l’Università degli Studi di Milano, ha proseguito ininterrottamente gli studi e le ricerche.

Ha frequentato l’Università degli Studi di Pavia. In particolare l’Ematologia con il Prof. C. Bernasconi e il Prof. G. Marinone, la Gastroenterologia e l’Epatologia con il Prof. P. Introzzi, conseguendo le specializzazioni in Malattie del Sangue, dell’Esofago, Stomaco, Intestino, Fegato, Pancreas.

Ha anche conseguito la specializzazione in Malattie del Metabolismo. Fra di esse patologie oggi sempre più numerose, sia acquisite come il Diabete Pancreatico, la Sindrome Metabolica, l’Obesità, la Magrezza Patologica, la Gotta, etc. che congenite come l’Alcaptonuria, la Fenilchetonuria, la Cistinuria, etc.

Ha poi frequentato la Clinica Pediatrica dell’ Università di Parma, con il Prof C. Imperato, conseguendo la specializzazione in Pediatria e Puericultura. Contemporaneamente ha iniziato, sempre tenendosi in contatto con queste Università, la libera professione, con risultati molto soddisfacenti da un punto di vista scientifico.

Dall’anno 2001 ha un rapporto di collaborazione con la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Parma.

Dall’anno 2002 ha un incarico di consulenza nell’ambito della fornitura Tecnica del Milan Lab.

Dall’anno 2007 è Professore di Gastroenterologia Chirurgica ed Endoscopia Digestiva Chirurgica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Genova.

 

Ha così la possibilità di poter lavorare a stretto contatto con uno scienziato e chirurgo di fama mondiale come il Prof. E. Berti Riboli, da più di trent’anni Direttore prima dell’Istituto di Clinica Chirurgica e attualmente del Dipartimento di Discipline Chirurgiche e delle relative Scuole di Specializzazione di quell’Università.

Fin dall’inizio della professione medica ha gradualmente approfondito e perfezionato un proprio metodo personale, basato su di una sempre maggiore e accurata definizione del paziente nel suo insieme, con un approccio che si potrebbe oggi chiamare olistico, al chiaro scopo di poter giungere a risultati diagnostici e terapeutici sempre più certi e individualizzati. Ricordando che la diagnosi e la terapia di una stessa malattia vanno sempre viste a livello strettamente personale.

Sulla base dell’osservazione di molte migliaia di persone, ha potuto evidenziare un numero molto elevato di condizioni patologie che da un lato hanno confermato la valenza di tutta l’impalcatura della medicina classica. Dall’altro lato invece si sono presentate numerose condizioni di malattia purtroppo poco o nulla migliorabili con le terapie classiche.

Il vastissimo materiale che in tanti anni, sempre con criteri rigorosamente scientifici, ha potuto raccogliere gli ha permesso e gli permette tuttora, precisi riscontri epidemiologici, statistici, diagnostici, terapeutici e prognostici che ha potuto dare a varie Istituzioni Scientifiche.

Dopo un decennio di ricerche cliniche, unitamente ad altri studiosi, (tra cui vanno ricordati in particolare il Prof. F.Muller di Zurigo, il Prof. J.Benveniste, che fu candidato al premio Nobel per avere scoperto nell’anno 1979 il PAF: Fattore di attivazione delle piastrine, allora a capo dell’INSERM di Parigi, il Prof. J. Bartlett della Johns Hopkins University di Baltimora MD(USA), confortato da una casistica complessiva di circa tremilacinquecento pazienti, verso l’anno 1994, è riuscito ad individuare uno schema di cura che permette, attualmente, di poter guarire o perlomeno di migliorare notevolmente, con una percentuale di circa il 75%, patologie dolorose di difficile risoluzione, molto diffuse nel mondo di oggi, e quindi di notevole importanza anche da un punto di vista sociale.

Ricordiamo i vari tipi di cefalea, compresa l’emicranica e la cefalea “a grappolo”, i dolori della colonna cervicale e lombare spesso causati da ernie discali, le periartriti della spalla, le epicondiliti del gomito, le fibromialgie, certi tipi di dolore articolare, i postumi di traumi e di fratture anche da attività sportiva, le nevralgie tra cui quella del trigemino, le vertigini compreso la sindrome di Menière, etc.

Sempre ricordando che la medicina è una scienza in continua evoluzione, negli anni successivi ha compiuto altre ricerche per vedere se esisteva la possibilità di aiutare a prevenire o a curare patologie che, altrettanto importanti anche da un punto di vista sociale, erano e sono tuttora poco migliorabili con i rimedi farmacologici classici e che sono oggi in rapido e grande aumento.

Genova2019SelvaDiValgardena

 

Parliamo di tante malattie, comprese quelle legate a disturbi immunitari, a cui, si può ipotizzare con molti dati di fatto, vanno anche fatte risalire le sempre più frequenti e mal definibili allergie ed intolleranze.

Parliamo anche della possibilità di poter migliorare le sindromi ansioso-depressive (cioè i sempre più diffusi ”esaurimenti nervosi”). Va detto a questo proposito, è triste constatarlo, che gli psicofarmaci finora scoperti non sono ancora in grado di portare un significativo e auspicabile miglioramento nella cura di quelle complesse e difficili malattie dell'”anima” che sono appunto gli ”esaurimenti nervosi”. Per rimanere in campo Gastroenterologico parliamo della possibilità di poter migliorare le sempre più numerose, e quasi sempre cronicizzate, patologie, in prevalenza funzionali, come la GERD, la dispepsia, la disbiosi, la gastrite cronica, il colon irritabile, le IBD, etc.

Parliamo anche della possibilità di poter prevenire malattie neurodegenerative di grande rilevanza sociale come l’Alzheimer, il Parkinson, la Sclerosi Multipla.

Sulla stessa linea d’onda di molti altri studiosi, egli pensa che è concreta la possibilità di poter prevenire gran parte dei tumori. Così come pensa che è concreta la possibilità di poter rallentare i complessi processi biologici che sottendono all’invecchiamento, al punto di poter parlare, in un futuro non molto lontano, di “uomo senza età”.

E’ infatti possibile poter allargare notevolmente la forbice tra l’età anagrafica e l’età biologica dell’essere umano che, è ormai ben dimostrato, potrebbe, con il suo corredo genetico, poter vivere in buone condizioni di salute fisica e mentale, fino all’età di 120 anni.

Da parecchi anni negli Stati Uniti, ma ora anche in Europa, esistono strutture mediche che, basandosi su parametri ben codificati, sono in grado di stabilire l’età biologica di una persona. Capita spesso di trovare notevoli diversità tra l’età anagrafica della persona esaminata e la sua età biologica.

L’età biologica è molto legata anche allo stile di vita che ognuno ha condotto, è come dire l’aver saputo spendere più o meno bene, nel corso degli anni, il proprio patrimonio biologico.

E’ ipotizzabile, in un futuro non troppo lontano, che, almeno nelle nazioni scientificamente più evolute, una persona potrà avere, oltre al classico documento di riconoscimento anagrafico, anche una “carta di identità” biologica.

Lo studio approfondito che ha fatto su questi due grandi problemi sanitari e sociali del nostro tempo, come la prevenzione dei tumori e il rallentamento dell’invecchiamento, gli ha permesso di poter preparare un protocollo di cure che, da circa dieci anni, sta dando risultati positivi e soddisfacenti in molti pazienti. Sono state soprattutto queste scoperte ad aprirgli le porte dell’Università degli Studi di Genova.